Da Unipol Plus ecco un altro spunto che dalla situazione attuale ci permette di approfondire sia quali sono le abitudini e le necessità degli italiani sia quale offerta mette in campo Unipol per stare al passo con esse. In questo articolo viene analizzata l’esplosione dell’e-commerce alimentare che apre nuovi orizzonti alle attività commerciali piccole e grandi con il relativo bisogno di protezione da frodi o danni.
Alzi la mano chi, nell’annus horribilis della pandemia, ha acquistato almeno una volta cibo online. La risposta, completa di dati aggregati, arriva puntuale dall’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano che, come ogni anno, in collaborazione con Netcomm, fotografa lo stato delle vendite online in Italia: il 2020 è stato decisamente un anno d’oro per gli e-commerce alimentari e, per il futuro, si prospetta un’ulteriore espansione.
La crescita delle vendite online dei prodotti alimentari non è un fenomeno legato esclusivamente alla pandemia, ma un trend in corso già da qualche anno. Alla fine del 2019, infatti, il settore alimentare era il più dinamico online (+40% circa) e anche quest’anno la porzione di prodotti alimentari è continuata a salire (+ 56%), seguita dagli arredi (+30%) e, in coda, dai settori legati alla sfera della salute personale (mercato farmaceutico) e dagli e-commerce verticali su bellezza e cura della persona. Sono cresciuti meno, a sorpresa, le vendite online di prodotti hi-tech, informatica ed elettronica (+18%), e l’abbigliamento (+21%). I cibi con cui gli italiani riempiono i carrelli online sono soprattutto i classici prodotti da supermercato (+85% rispetto al 2019), seguiti dall’enogastronomia, ovvero dalle tipicità locali e prodotti di nicchia (+63%). E infine, come era facile immaginare, il cibo da asporto o food delivery (+19%), vera grande novità del settore degli ultimissimi anni.
Gli stravolgimenti del mercato dovuti alla diffusione del virus hanno avuto come conseguenza l’ulteriore abbattimento dello scoglio culturale che tradizionalmente caratterizza questo settore. I consumatori vogliono “toccare con mano” prodotti come verdura, frutta e generi alimentari freschi, per verificare la qualità e scegliere il migliore, tanto nel negozio di quartiere, quanto al supermercato. Tutti aspetti che oggi possono essere comunicati bene online e che, progressivamente, hanno assunto un’importanza minore rispetto ad altri fattori come la possibilità di risparmiare tempo, ricevere il cibo direttamente a casa e poter scegliere tra più opzioni. Ecco che diventa fondamentale per le aziende della grande distribuzione e per i piccoli produttori instaurare e migliorare una relazione digitale con il consumatore trovando il modo di spiccare in un mercato affollatissimo e molto competitivo come quello del food.
Grazie all’utilizzo di piattaforme di shopping online, proprietarie o di terzi, e di applicazioni mobile per la consegna di cibo a domicilio, moltissimi negozi fisici e ristoranti hanno potuto permettersi di avvicinarsi al mondo delle vendite online per la prima volta. Intraprendere un processo di digitalizzazione implica investimenti nelle attività di marketing, come si accennava sopra, ma anche nella logistica e nella distribuzione, necessari per far fronte a picchi della domanda che, nel corso del 2020, hanno raggiunto il 300/400% rispetto al periodo pre-pandemia. Adattare il proprio business in tempi rapidi e secondo modalità competitive è un’operazione tutt’altro che semplice, ma che può fare la differenza tra subire gli imprevisti del mercato e stabilizzare le vendite.
E, oltre al rileggere la propria attività in ottica di e-commerce, i negozianti devono far fronte contestualmente ai tradizionali “imprevisti” che la loro attività comporta avendo a che fare ogni giorno con clienti e fornitori. Esistono delle polizze assicurative dedicate proprio al mondo del commercio e dei servizi che fungono da paracadute e consentono alle imprese di muoversi nel mercato con una maggiore tranquillità, offrendo per esempio tutela legale in caso di controversie con i fornitori e garantendo la copertura per danni involontariamente cagionati a terzi nello svolgimento dell’attività professionale.